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  • biancadelcioppo

Quando ad uccidere è la madre.




L’uccisione di un figlio per mano materna suscita da sempre emozioni e reazioni di sgomento, rabbia ed incredulità.

La nostra mente non riesce a comprendere ed accettare che la persona che

dona la vita possa anche procurare morte.

Molto spesso la maternità viene idealizzata e la gravidanza è considerata uno dei momenti più felici per una donna, una sorta di condizione idilliaca nella quale non vi è possibilità di vivere momenti negativi, sentimenti di angoscia ed umore depresso.

La cultura ed il comune sentire richiede alla donna uno stato di serenità e felicità che si dà per scontato ed automatico, una dedizione completa e continua alla nuova vita che nascerà senza possibilità di cedimenti. Alla donna che si appresta a diventare madre non è concesso sperimentare emozioni ambivalenti e contrastanti rispetto alla

gravidanza ed al bambino stesso innescando così vergogna e sensi di colpa rispetto ai propri vissuti.

Il diventare genitore rappresenta un momento di cambiamento cruciale nella vita di una persona, cosi come molte altre fasi di vita.

Ogni cambiamento porta con sé una vera e propria crisi rispetto alle proprie credenze, convinzioni con la conseguente necessità di ritrovare il proprio equilibrio; la

gravidanza e la genitorialità dunque non fanno eccezione.

Le risorse interne ed esterne a disposizione di ognuno sono indispensabili per il superamento di ogni evento di vita ma quando queste sono deficitarie o vengono a mancare è possibile che emergano profonde difficoltà o veri e propri disturbi psicologici o sindromi psichiatriche.

Molte sono le condizioni e le motivazioni sottostanti all’agito criminale materno:


 Figlicidio “altruistico”, avviene nell’erronea e delirante convinzione che la morte del

bambino sia l’unica soluzione per alleviare una qualche sua sofferenza

 Figlicidio psicotico, riguarda quelle madri che uccidono a causa di un chiaro e grave

disturbo psicopatologico, come ad esempio la schizofrenia o una psicosi post-partum.

 Figlicidio accidentale, è una morte non intenzionale che è causata dalla negligenza della

madre

 Figlicidio come vendetta verso il coniuge, quando la madre utilizza il figlio per colpire il

coniuge o l’ex coniuge


Se si va a ritroso nella vita di queste donne è probabile che possano riscontrarsi diversi fattori considerati fattori di rischio per lo scatenarsi di tali agiti delittuosi: infanzia difficile caratterizzata da maltrattamenti ed abusi, traumi di diversa natura, condizioni di vita di disagio e degrado, basso quoziente intellettivo, disturbi di personalità e dell’umore.

Si evince dunque che il figlicidio materno è multifattoriale, è cioè determinato dalla presenza di diversi elementi che combinati tra loro ed in particolari momenti di vulnerabilità, trova la sua espressione.


Esistono dei modi per prevenire ed evitare queste tragedie?

L’attenzione rivolta alle giovani madri e la sensibilità alla genitorialità più in generale, aiutano a sintonizzarsi con i vissuti più profondi del genitore; accoglierne ogni disagio ed ogni difficoltà senza giudizi e pregiudizi permette di approcciarsi alla questione in modo funzionale e supportivo.

Esistono diversi percorsi di sostegno alla genitorialità in cui i professionisti della salute mentale accompagnano sia le coppie che i genitori single sin dalle primissime fasi.

È necessario inoltre che ci sia un lavoro di rete in cui diverse figure professionali (psicologi, psichiatri, medici di base, pediatri, maestre ed insegnanti) possano segnalare eventuali situazioni di rischio.


La maternità ha un lato oscuro che per poter essere compreso deve essere innanzitutto riconosciuto ed accettato.


Dott.ssa Anna Calleo

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