Il nostro comportamento è determinato da molteplici fattori, molti dei quali sfuggono alla nostra coscienza.
Ogni persona funziona in uno specifico modo anche di fronte alla stessa situazione o condizione di vita.
Ciò che sta alla base del nostro particolare modo di relazionarci all’altro, di affrontare l’esistenza e di superare le sfide giornaliere può dipendere dai modelli comportamentali ricevuti ed osservati durante l’infanzia all’interno della famiglia e che in qualche modo vengono appresi per osservazione diventando veri e propri schemi comportamentali che si ripetono naturalmente ed automaticamente.
La psicologia ci insegna che ogni comportamento ha delle motivazioni e degli scopi finalizzati al mantenimento dell’equilibrio psichico di ognuno di noi.
Bisogna però sottolineare che anche azioni che in prima battuta non sembrano essere funzionali al benessere psicologico dell’individuo trovano la loro ragione d’essere se si considerano le risorse di cui il soggetto in quel momento dispone.
Tale premessa ci aiuta ad inquadrare e a comprendere la natura e la funzione dei così detti meccanismi di difesa, modalità comportamentali che l’individuo utilizza a fronte di situazioni stressanti, emotive ma anche durante la vita di tutti i giorni.
Come il termine stesso fa intuire, tali meccanismi hanno la finalità di difenderci da stati emotivi che risultano angoscianti o eccessivamente dirompenti e che devono in qualche modo essere “alleggeriti” tramite delle strategie.
Essi sono dunque indispensabili all’uomo che altrimenti si ritroverebbe investito da emozioni e sentimenti di difficile gestione. I meccanismi di difesa sono molteplici: vi sono quelli definitivi “primari” che sono più immaturi da un punto di vista evolutivo e quelli “secondari” qualitativamente più evoluti.
Tra i primi ricordiamo:
- Scissione e dissociazione che tipicamente vengono messi in atto a seguito di un’esperienza altamente traumatica e che implicano una vera e propria separazione dei vari elementi dell’esperienza in diversi settori della coscienza.
Ciò che avviene è che il soggetto tenderà a non integrare tutti gli aspetti (emotivi e cognitivi) dell’evento ma opererà una separazione di essi non giungendo ad una vera e completa elaborazione dell’accaduto
- Identificazione proiettiva meccanismo di difesa che l’IO attua quando qualità personali ritenute inaccettabili vengono trasferite sull’Altro nel tentativo di separarle da sé e renderle in qualche modo dominabili e controllabili dall’esterno
- Introiezione che implica un vero e proprio assorbimento delle qualità dell’Altro nella propria psiche tanto da rendere impossibile una separazione dalle altre caratteristiche di Sé.
Nell’infanzia, ad esempio, tale meccanismo risulta essere indispensabile al bambino per strutturare un legame significativo con le figure di attaccamento in modo tale da utilizzare quelle stesse qualità introiettate anche in assenza del genitore stesso
- Negazione che determina un vero e proprio massiccio allontanamento da Sé di tutti gli elementi minacciosi di un evento: negando tali aspetti dalla propria psiche il rapporto reale con essi rimane inalterato ma la mancata elaborazione dell’aspetto emotivo implica l’impossibilità di una risoluzione efficace del problema.
Tra i meccanismi secondari invece rientrano:
- Annullamento retroattivo, compiere un’azione (anche in maniera ossessiva) per eliminare “magicamente” un’azione compiuta in precedenza e ritenuta inaccettabile.
Ad esempio lavarsi compulsivamente le mani per annullare un comportamento considerato “sporco”
- Evitamento, tipico delle fobie in cui il soggetto deliberatamente e non evita tutte le situazioni o gli stimoli che suscitano angoscia e timore. Tale meccanismo è particolarmente invalidante nella vita quotidiana poiché induce il soggetto e rimodulare frequentemente i propri impegni e le proprie attività per non interfacciarsi con lo stimolo temuto
- Formazione reattiva, sostituzione di un comportamento con il suo opposto.
Si pensi ad esempio ad una persona eccessivamente buona ed accondiscendente con gli altri che in realtà potrebbe aver sostituito le sue reali intenzioni o il suo autentico Sé; tale meccanismo di difesa risulterebbe essere presente come una delle condizioni per lo sviluppo del Falso Sé
- Intellettualizzazione/razionalizzazione, meccanismi simili in cui i vissuti emotivi considerati inaccettabili vengono giustificati e supportati (in un tentativo di discolparsi) attraverso spiegazioni eccessivamente logiche e razionali
- Sublimazione, spostamento dei propri impulsi e desideri (spesso relativi alla sfera sessuale) in attività socialmente accettabili (ad esempio attività artistiche e di studio)
In conclusione, i meccanismi di difesa sono in qualche modo appresi sin dall’infanzia ma sono anche modificabili durante il corso della vita.
Sono messi in atto automaticamente e non sempre se ne è consapevoli.
Conoscerli e riconoscerli potrebbe aiutarci ad arrivare ad una più matura conoscenza di noi stessi, del motivo per il qualche in alcune situazioni e con alcune persone ci comportiamo in un determinato modo e del perché, a volte, avvertiamo una sensazione di disagio quando agiamo in un modo piuttosto che in un altro.
Forse, questa sensazione, ci sta dicendo che quella non è la nostra vera natura e che siamo stati condizionati dai nostri limiti, dalle nostre paure, dal timore del giudizio altrui e dalle potenziali conseguenze.
Solo familiarizzando con i nostri vissuti e con le nostre reali motivazioni ed accettando che molto spesso entrambi possono essere “discutibili”, potremmo arrivare a sintonizzarci ed allinearci realmente con la nostra vera essenza.
Dott.ssa Anna Calleo
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