Paragonarsi agli altri è rischioso per la propria identità.
Spesso siamo così impegnati nell’osservare l’altro che perdiamo di vista noi stessi. L’occhio che dovrebbe guardare al nostro interno è indirizzato solo ed unicamente all’esterno.
Perché non è corretto paragonarci all’altro?
Perché ognuno di noi ha una propria storia, ognuno di noi ha vissuto delle precise esperienze che ci hanno portato ad essere così come siamo: differenti l’uno dall’altro.
Il confronto implica un giudizio, spesso negativo, o per se stesso o per l’altro. Ci si paragona per sollevarsi, quando ci si sente in difetto: “Avrà anche un titolo di studio ma non sarebbe mai bravo come me nel mio lavoro!”; “Certo, lavora da sempre, ma non resisterebbe un’ora a leggere i libri che studio!”; “Ha un bel fisico ma è proprio antipatico/a!”; “Non posso negare sia intelligente ma dovrebbe prendersi più cura del suo aspetto, come faccio io!”. Si tende così a porsi ad un livello superiore, illudendosi di essere migliore dell’altro. Questo tipo di ragionamento “compensatorio” è illusorio e pericoloso. Aver affrontato esperienze diverse non ci rende migliori dell’altro ma semplicemente diversi.
Spesso ci si confronta con l’altro anche in maniera positiva: “E’ proprio bravo/a con i bambini io non saprei proprio essere così calmo/a”. Quando le persone a cui ci paragoniamo vengono prese come esempio, è molto positivo, ma attenzione bisogna essere molto cauti nel farlo perché la persona con la quale ci si paragona deve essere presa come modello, come una spinta a migliorare dei nostri aspetti o persino a sviluppare caratteristiche che desideriamo acquisire.
Prendere l’altro come modello è positivo ma paragonarsi all’altro sentendosi sbagliati, o giudicando l’altro sbagliato, è una strada senza uscita, un percorso fatto di ostacoli infiniti che prima o poi ci faranno cadere ed entrare in un luogo buio in cui la luce sarà puntata solo sui nostri difetti e fallimenti.
Cos’è che ci rende complicato essere semplicemente noi stessi?
Ognuno di noi è così perché è frutto del proprio passato, delle proprie esperienze, delle proprie sofferenze.
Che gusto c’è a diventare un’altra persona? Che gusto c’è a vivere in un mondo in cui siamo tutto uguali?
Perché non concentrarsi su cosa ci distingue dall’altro? Qual è il nostro vero interesse? Cosa possiamo fare per raggiungerlo? Assomigliare agli altri o scoprire noi stessi?
Essere se stessi è rispettarsi.
Rispettarsi per il proprio passato, per ciò che si è diventati, per gli ostacoli superati, per i traguardi raggiunti. Rispettarsi anche per i propri fallimenti. Rispettarsi perché è l’unico modo che abbiamo per vivere sereni.
Spostare il focus dall’altro a se stessi, questo è il modo migliore per scoprire la propria identità.
Fino a quando saremo legati all’immagine ideale dell’altro saremo slegati dall’immagine reale di noi stessi.
Avere il coraggio di essere se stessi, questa è la vera felicità.
Dott,ssa Fabiola Del Cioppo
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