“Piange come una femminuccia”;
“Si comporta come un maschiaccio”;
“Lascia fare agli uomini, questo non è un lavoro per donne”;
Queste sono solo alcune delle frasi che quotidianamente sentiamo pronunciare sia da uomini che da donne.
Frasi che originano da stereotipi di genere: credenze rigide, condivise e trasmesse socialmente, su quelli che sono e devono essere i comportamenti, l’aspetto e i ruoli di una persona, in relazione alla sua appartenenza di genere.
Esprimono una società in cui prevale il potere maschile, in cui uomini e donne sono valutati diversamente.
Nella maggior parte delle società del mondo, gli uomini godono di privilegi sociali e istituzionali più delle donne, ma per tutto ciò c’è un prezzo da pagare?
Per gli uomini, il prezzo da pagare è la loro salute mentale.
Paradossalmente, per essere percepiti come maschili e quindi per raggiungere lo status sociale più elevato e il potere, gli uomini sono spinti e ricompensati per l'adozione di determinati tratti (ad esempio essere aggressivi, virili, privi di emozioni avventurosi, dominanti…) che si traducono in vulnerabilità, con conseguenze negative sulla salute fisica e mentale.
Si identifica una maggiore prevalenza di disturbi mentali nelle donne. Tuttavia, tra gli uomini si osserva una maggiore probabilità di falsi negativi quando si eseguono test di screening della salute mentale. Inoltre, gli uomini sono sostanzialmente più inclini al suicidio rispetto alle donne e si presume una sottodiagnosi di queste condizioni nella popolazione maschile, considerando che i disturbi mentali sono solitamente associati al suicidio.
La sottodiagnosi può avvenire perché gli uomini tendono ad associare la malattia alla debolezza e hanno maggiori difficoltà nell'esprimere ansie e sentimenti di tristezza rispetto alle donne. Pertanto, potrebbero essere più resistenti a segnalare sintomi e sofferenze di tipo emotivo e psichico.
Inoltre, gli uomini generalmente cercano aiuto per problemi mentali meno delle donne e alcuni uomini tendono a richiedere aiuto meno di altri.
In contesti sperimentali, i partecipanti che hanno ottenuto un punteggio elevato sulla mascolinità hanno mostrato una maggiore tolleranza al dolore, mentre le partecipanti che hanno ottenuto un punteggio elevato sulla femminilità hanno mostrato una maggiore sensibilità al dolore.
Tuttavia, alcuni studi hanno evidenziato che anche gli uomini possono sperimentare vulnerabilità, angoscia e sofferenza, a volte combinati con una riluttanza a parlarne.
Le donne sono state descritte come più sensibili al dolore e più disposte a riferire dolore rispetto agli uomini. È stato anche sottolineato che è socialmente più accettato per le donne che per gli uomini mostrare dolore e parlarne.
In una società, non più al passo con i cambiamenti, l’uomo tramonta silenziosamente, nascondendo ciò che potrebbe salvarlo.
Dott.ssa Fabiola Del Cioppo
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