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  • biancadelcioppo

Il senso di colpa: un’arma a doppio taglio.


Le persone spesse volte sperimentano quella spiacevole sensazione chiamata senso di colpa. Essa nasce a seguito di un’azione (o da un’omissione di essa) le cui conseguenze sono valutate negativamente. Tale stato d’animo è accompagnato a sentimenti di dispiacere ed ad una conseguente necessità di redenzione.

Da cosa nasce? E quanto può essere invalidante nella vita delle persone?

Innanzitutto il senso di colpa è strettamente connesso al senso di responsabilità, alle doverizzazione e a tutto ciò che riguarda le norme comportamentali. Questo legame non ha necessariamente una connotazione negativa poiché tutte le regole del vivere civile (scritte e non scritte) hanno la funzione di creare legami di attaccamento con le altre persone; l’uomo infatti è per sua natura un animale sociale e di conseguenza ha la necessità di relazionarsi con i suoi simili. Non è infatti possibile pensare ad una comunità funzionante che non abbia alla sua base delle regole da rispettare. Dunque, nel bisogno di instaurare e conservare questi legami ci si preoccupa di non deteriorarli e perderli per poter conservare la propria sicurezza e la convivenza con gli altri.

Accompagnato al bisogno di relazioni umane, vi è il fenomeno della riprova sociale: l’essere umano tende ad usare il giudizio che le persone hanno di lui per stabilire il proprio valore come individuo. È dunque possibile considerare anche la paura di essere giudicati come un fattore determinante nella nascita del senso di colpa.

Tutti questi aspetti dunque hanno una loro funzione evolutiva e non sono quindi da stigmatizzare.

Ma quando il senso di colpa diventa distruttivo per la persona? Quando è cosi radicato da minare la propria autostima, la propria libertà espressiva e quando minaccia la propria capacità di realizzare gli obiettivi.

Il perdurare del senso di colpa può infatti innescare l’idea di essere poco competenti e di essere costantemente sbagliati così da alimentare un continuo e disfunzionale auto-sabotaggio.

Consideriamo ora alcuni sensi di colpa ognuno connesso a specifici contesti di vita:

  • Senso di colpa del sopravvissuto – è tipico di quei soggetti che avendo superato senza gravi conseguenze esperienze traumatiche vivono il senso di colpa nei confronti delle altre persone che hanno invece subìto delle sorti più nefaste. Questo senso di colpa si fonda sulla consapevolezza che la vita dell’uomo ha una valore universale e ci si sente dunque ingiustamente fortunati, sperimentando un senso di iniquità

  • Senso di colpa da separazione – è tipicamente presente nelle fasi di vita in cui l’essere umano comincia a sviluppare la propria individualità e a separarsi dalla propria famiglia di origine. Ci si riveste di sentimenti di ingratitudine e tradimento verso coloro i quali fino a quel momento si sono presi cura di noi; anche in questo caso è possibile regredire per affievolire questi spiacevoli sentimenti

  • Senso di colpa da peso – derivante dalla sensazione di sentirsi un peso per le persone che ascoltano i nostri problemi. Questo fenomeno potrebbe essere spiegato dalla consapevolezza di non riuscire a vivere le relazioni in modo paritario ma piuttosto gerarchico; nella relazione ci si sente dunque in una posizione di inferiorità

Vi sono condizioni psicopatologiche in cui le persone non sperimentano affatto senso di colpa neanche laddove sarebbe normale provarlo; questi sono ad esempio soggetti antisociali (ad es. i killer) che, a causa di patologie psichiatriche, non hanno sviluppato empatia e senso di realtà. Concludendo, non si può pensare di vivere un vita esente dal senso di colpa poiché come detto questo è funzionale e fa parte del normale funzionamento di personalità; vi sono però alcuni aspetti da ricordare e da ripetersi per far sì che questo non diventi distruttivo:

  • Non si è responsabili della felicità e del destino altrui

  • Non ci si deve ostinare a perseguire dei valori che non si sentono propri

  • Non è possibile avere il controllo su tutto

  • Bisogna imparare a tollerare il disappunto e la disapprovazione altrui

…e soprattutto bisogna imparare ad accettare i propri sbagli perché si è umani!


Dott.ssa Anna Calleo

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