I disturbi del comportamento alimentare (DCA) vengono definiti dal DSM-V come “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”.
Sono così categorizzati:
PICA disturbo alimentare tipico dell’infanzia e dell’età evolutiva caratterizzato dall’assunzione di sostanze non commestibili quali carta, sapone, capelli ecc..
DISTURBO DI RUMINAZIONE a seguito del quale la persona necessita di rigurgitare il cibo (in assenza di patologie o cause organiche) per poi masticarlo o deglutirlo nuovamente
DISTURBO EVITANTE/RESTRITTIVO DELL’ASSUNZIONE DI CIBO a seguito del quale il soggetto rifiuta di alimentarsi per un’apparente disinteresse nei confronti del cibo, per le sue caratteristiche sensoriali e per le preoccupazioni relative alle conseguenze avverse legate alla sua assunzione
ANORESSIA NERVOSA nella quale la persona, pur avvertendo i segnali fisiologici della fame, si costringe ad assumere quante meno calorie possibili durante la giornata. Vi è una marcata perdita di peso ed un’ossessione rispetto alla propria forma fisica accompagnata da una costante paura di ingrassare
BULIMIA NERVOSA caratterizzata da episodi di qualche ora durante i quali la persona ha la sensazione di perdere il controllo ingerendo una quantità di cibo di molto superiore rispetto al necessario; tali episodi sono seguiti da condotte compensatorie quali vomito, uso di lassativi, digiuni ed eccessiva attività fisica
DISTURBO DA BINGE-EATING simile alla bulimia (per quanto riguarda le abbuffate) ma non vi è la presenza di condotte compensatorie
Anche se non sono descritti nel DSM è bene segnalare altri due tipi di disturbi della condotta alimentare e del comportamento, figli della società odierna e delle pressioni sociali ad essa associate:
-l’ORTORESSIA indica la tendenza a scegliere e selezionare unicamente il cibo ritenuto sano, evitando rigidamente di concedersi alimenti “non sani” ed entrando in una spirale di senso di colpa ed abbattimento quando si cede a tale regola;
-la VIGORESSIA è tipica di quei soggetti ossessionati dalla forma fisica, la quale deve risultare muscolosa e tonica. Nella persona si sviluppa una dipendenza dall’allenamento e dall’attività fisica ed una sensazione di non raggiungere mai l’obiettivo desiderato (tal volta irrealistico).
Quali sono le cause alla base di questi disturbi?
Il fattore psicologico è ritenuto cruciale nello sviluppo dei disturbi alimentari. La bassa autostima, il perfezionismo ed alterazioni nel controllo degli impulsi sono fattori di vulnerabilità che, in associazione ad eventi di vita (problemi familiari, separazioni, conflitti ed insuccessi) portano la persona a convogliare la frustrazione, la rabbia e gli stati emotivi verso la gestione della propria alimentazione; gestire e controllare tale aspetto della vita, sostituisce la sensazione di impotenza provata nell’affrontare altre problematiche ritenute troppo invasive e difronte alle quali non ci si sente abbastanza competenti da poterle risolvere con altre modalità. In modo semplificato si potrebbe dire che l’aspetto esteriore della persona è associato al suo stato psicologico, divenendo un vero e proprio specchio che ne riflette il suo stato interiore.
È necessario annoverare nell’eziologia dei disturbi alimentari anche quelli psico-sociali; gli standard imposti dalla società e dai mass media, in maniera esplicita e non, valorizzano corpi in forma e “perfetti”, discriminando chi non rientra in determinati canoni; questo potrebbe in parte spiegare perché a soffrire di disturbi alimentari siano prevalentemente le giovani donne sulle quali pesano aspettative elevate circa il loro aspetto esteriore.
È certamente importante educare le persone sin dalla giovane età ad uno stile di vita sano, nel quale l’alimentazione e l’attività fisica siano momenti in cui ci si prende cura di sé e non mezzi attraverso cui ci si punisce; accompagnare i ragazzi lungo tale percorso di consapevolezza è la chiave che permetterà loro di sentirsi padroni delle loro vite, anche nei momenti di smarrimento.
Dott.ssa Anna Calleo
Psicologa Clinica e Forense.
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