Un breve sguardo ai DCA
I disturbi del comportamento alimentare rappresentano un problema di crescente importanza per la loro diffusione, per l’abbassamento dell’età di esordio (al di sotto dei 14 anni) e per la complessa eziologia multifattoriale. In particolare, parliamo di anoressia nervosa, bulimia nervosa disturbo dell’alimentazione incontrollata (binge eating disorder). Gli individui con tali disturbi mettono in atto delle strategie dannose attraverso specifici comportamenti alimentari e controllo del peso. Inoltre, c’è la tendenza a giudicare il proprio valore esclusivamente in base alla propria forma fisica.
Come ha influito la pandemia con l’aumento e il peggioramento dei DCA?
Da quando è stato dichiarato lo stato di pandemia da parte dell’OMS, a marzo 2020, si è registrato un notevole aumento dei disturbi del comportamento alimentare. Le chiusure, le sospensioni delle attività lavorative e scolastiche e più in generale l’isolamento hanno alimentato un vissuto psicologico di assoluta mancanza di controllo. Inoltre, si evince l’insorgenza di paura della contaminazione, ansia, depressione, fobie e isolamento sociale. In questo contesto viene meno il supporto e le relazioni con i pari e i dubbi rispetto al futuro immobilizzano soprattutto i giovani: I disturbi del comportamento alimentare colpiscono circa 3 milioni di persone all’anno, di cui una percentuale importante composta da adolescenti. Si registrano diagnosi nella fascia di età 8-14 anni: un abbassamento dell’età di esordio del 20%.
Analizziamo insieme la questione:
-Innanzitutto, si è registrato un peggioramento della sintomatologia di chi già soffriva di DCA e ricadute a causa di
Sensazione di perdita di controllo associata alla paura del contagio. Nel caso di persone con DCA, può aver condotto a ulteriore aumento delle restrizioni alimentari o, all’opposto, a un aumento di episodi di alimentazione incontrollata
Non vi è stata più possibilità di praticare attività fisica: questo ha influito sull’aumento del timore di prendere peso
Sono presenti abbondanti scorte alimentari in casa: questo ha facilitato le abbuffate e alimentato una serie di meccanismi di controllo del peso (uso diuretici, lassativi, vomito indotto)
La forzata convivenza con i familiari può aver generato o accentuato le difficoltà interpersonali
-Sono comparsi disturbi del comportamento alimentare ex novo a causa di una forte pressione emotiva che ha portato alla perdita di controllo degli impulsi con conseguente ricerca di appagamento dalla situazione di stress -Infine, si registra una inadeguatezza di trattamenti psicologici e psichiatrici nel corso dell’emergenza COVID-19. L’impossibilità di garantire condizioni di sicurezza per pazienti e personale sanitario ha portato alla sospensione di molte attività, soprattutto i trattamenti intensivi e la presa in carico dei pazienti in strutture residenziali mediche e psichiatriche, con ricoveri rinviati a data da definire e un elevato rischio di perdere il contatto con il paziente. Mi preme sottolineare come gli stereotipi alimentati dai mass media e dai social media rispetto a chi soffre di disturbi del comportamento alimentare influenzi l’attenzione che si dà al problema e le relative cure. Una persona che soffre di disturbi alimentari, nell’immaginario pubblico, ha un aspetto emaciato, il che è vero per molte persone ma non per tutte. Tante persone soffrono, e la loro sofferenza non si manifesta attraverso un’immagine corporea stereotipata. E’ importante capire che i DCA sono una modalità di espressione di una sofferenza psicologica che si riversa sul corpo, ma l’unico approccio da adottare non è quello rivolto verso di esso in maniera esclusiva. Chi ha un disturbo del comportamento alimentare esprime una sofferenza relazionale ed emotiva. E’ per questo che c’è bisogno di un approccio multidisciplinare che coinvolga diverse figure professionali in collaborazione (psicologi, nutrizionisti, psichiatri, dietisti).
Dott.ssa Marika Mentana
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