Spesso siamo preda dei nostri limiti senza neanche rendercene conto. Spesso non abbiamo la capacità di oltrepassare i nostri limiti e diamo la colpa agli altri. Pensiamo che siano gli altri ad essere “esagerati”. Non riusciamo ad accettare l’altro che vola libero oltre i limiti imposti dalla società.
“Un uomo che mette lo smalto è strano perché lo smalto è solo per donne”;
“Una donna che si veste in un determinato modo è una donna dai facili costumi”;
“La gonna è un abito esclusivamente femminile, non fa per gli uomini”;
“L’adozione non è adatta agli omosessuali”;
“Se sei nato/a maschio o femmina non puoi cambiare genere”;
Perché? Se si pone questa domanda a chi è convinto delle suddette affermazioni, sapete cosa risponderà? “Perché è sempre stato così!”.
Ma questa non sembra essere una risposta esauriente. “È sempre stato così” non è sinonimo di “è giusto così”. Allora cosa ci rende incapaci di differenziare ciò che è giusto da ciò è accettabile socialmente?
Il problema non è l’uomo che dipinge le sue unghie, la donna che veste abiti succinti, l’uomo che indossa abiti femminili o una coppia omosessuale che desidera adottare, bensì i limiti di coloro che li criticano, di coloro che li guardano con disprezzo, di coloro che si sentono legittimati ad esprimere il loro parere, non richiesto, sulla vita privata degli altri. Il vero problema è di coloro che non comprendono.
Ebbene sì, il problema principale è l’incapacità delle persone di comprendere: non si comprende perché non si riesce ad oltrepassare i propri limiti, imposti dalle proprie paure, dalle proprie credenze, dalla propria cultura. Si rimane rigidamente ancorati ai propri schemi mentali e non si riesce ad aprirsi mentalmente, imponendosi con le proprie convinzioni, invadendo irrispettosamente la libertà altrui.
Così ci si sente liberi di fare un commento volgare ad una donna che passeggia sola, ci si sente liberi di criticare la scelta della coppia omossessuale sull’adozione, ci si sente liberi di prendere in giro l’uomo che mette lo smalto o che indossa abiti femminili, pensando di essere dalla parte della ragione perché “è sempre stato così” e ciò che devia dal percorso comune è “strano” e bersaglio quotidiano di critiche e disapprovazioni.
Se non a tutti, alla maggior parte di noi è capitato di criticare qualcuno o qualcosa. Ora, c’è chi continua imperterrito con la sua critica e chi invece ha iniziato a mettere in dubbio il suo stesso pensiero. La persona ha iniziato a chiedersi:
“Può continuare ad essere sempre così?”
“È giusto che una persona non possa esprimere se stessa perché è sempre stato così?”
“È giusto che una persona continui a sopprimere la propria identità per rispettare il volere altrui?”
C’è chi è riuscito a mettere in dubbio i propri pensieri perché ha vissuto sulla propria pelle il disprezzo e le critiche degli altri e chi ha compreso che i limiti non erano negli altri ma in se stesso. Prendere consapevolezza dei propri limiti è un percorso molto coraggioso perché si mette in dubbio se stessi prima degli altri, ma allo stesso tempo si incontra molta difficoltà. Questo percorso è faticoso, spaventa la persona, la quale di conseguenza non fa altro che rinchiudersi sempre più nei confini dei propri pregiudizi considerando sbagliati gli altri.
Così succede che alle persone che hanno il coraggio di esprimere la propria identità e volare oltre i limiti imposti dagli altri vengono spezzate le ali e riportate a terra violentemente. La persona, quindi, oltre ad essere incompresa, diventa vittima, capro espiatorio dei limiti degli altri, contenitore designato della sofferenza altrui.
Ma per quanto può sostenere tutto questo odio una persona che in realtà è nel giusto ma che per la società è dalla parte sbagliata?
“Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere” P. Picasso
Dott.ssa Fabiola Del Cioppo
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