B.E.S. è l’acronimo che sta ad indicare i Bisogni Educativi Speciali.
Più passa il tempo più sembra aumentare il numero di ragazzi che hanno bisogno di un’attenzione particolare e di una didattica personalizzata...ma, è aumentato il numero di ragazzi che hanno bisogno di un’attenzione particolare o è aumentata l’attenzione particolare verso questi ragazzi?
Prende sempre più piede il concetto di “Scuola inclusiva” che sta ad intendere che tutti i bambini sono unici a loro modo, tutti e nell’ ottica dell’inclusività bisogna rendere efficace ed efficiente la didattica anche per i ragazzi che richiedono una metodologia diversa affinchè possano far proprio il processo di apprendimento.
Data dunque per assodata l’esistenza della diversità, che è una costante in tutti gli ambiti della vita, ci si è posti in modo propositivo verso la ricerca di tutte le metodologie adatte ai diversi profili cognitivi degli alunni.
Attraverso questa continua ricerca, che continua e continuerà, si è arrivati ad individuare delle categorie con le rispettive metodologie più indicate alla buona riuscita del processo di apprendimento.
Queste categorie, che insieme formano i B.E.S., non vanno però viste in maniera assolutistica e rigida come un diktat ma come una linea-guida da cui ci si può leggermente allontanare o avvicinare sempre tenendo a mente il principio che le ha prodotte, la diversità.
Dunque, un certo numero di studenti che rientra nella stessa categoria, avrà profili di funzionamento simili ma ognuno di essi avrà delle peculiarità che non renderanno efficace una certa metodologia didattica risultata magari efficiente per un altro ragazzo.
Quando si inizia a parlare di B.E.S.?
Prima di arrivare ai B.E.S., bisogna fare un piccolo passo indietro.
La Legge 53/2003 sancisce il principio della personalizzazione dell’insegnamento.
La Legge 170 del 2010 che garantisce e tutela il diritto allo studio a tutti gli individui con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (noti anche con l’acronimo di DSA). La legge in questione è considerata una svolta della didattica inclusiva poichè concretizza i teorici principi di personalizzazione dell’insegnamento sanciti della legge 53/2003.
Il termine BES “Bisogni Educativi Speciali” dunque, entra in uso in Italia dopo l’emanazione della Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica“.
Viene così introdotto il riconoscimento degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, che indicano tutti quegli alunni che, con continuità o temporaneamente. manifestano esigenze didattiche particolari, dettate da cause fisiche, psicologiche, sociali, fisiologiche o biologiche.
Tale riconoscimento estende a tutti gli studenti che presentano difficoltà nell’apprendimento il diritto a ricevere una didattica personalizzata, così come previsto dalla Legge 53/2003.
Quali sono i B.E.S?
Tre sono le categorie di alunni con B.E.S. identificate dal Miur:
- D.E.S.: alunni con Disturbi Evolutivi Speciali tra i quali: Disturbi Specifici dell’Apprendimento (per i quali è necessario presentare una diagnosi di DSA (Legge 170/2010)), deficit di linguaggio, deficit non verbali, deficit motorio, deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
- Disabilità (L.104/92): alunni che hanno diritto a docente di sostegno.
- Svantaggio (D.M. 27/12/2012): alunni con svantaggio sociale, economico, culturale e linguistico.
Nei casi di Disabilità o di D.E.S. sono richieste diagnosi e certificazioni mentre per tutti gli altri casi sono gli stessi insegnanti ad identificare, sulla base di analisi didattiche e pedagogiche, eventuali bisogni educativi speciali.
Le considerazioni dei docenti avvengono sulla base del concetto educativo e di apprendimento stabilito dal modello ICF (International Classification of Functioning) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Dott.ssa Del Cioppo Bianca
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